MONDIALIBRASILE.COM – Piero Pelù al concertone del Primo Maggio a Roma non ha risparmiato davvero nessuno. Da Matteo Renzi a Marcello Dell’Utri, passando per Silvio Berlusconi, tutti hanno avuto la loro.
Piero Pelù non ci sta. Non gli vanno giù le “…elemosine da 80 euro” che elargisce il “non eletto, ossia il boy scout di Licio Gelli” che “deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra e ‘ndrangheta”.
Per la rock star “Il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi”. E quindi arriva la stoccata a Carlo Giovanardi, il senatore che difende a spada tratta gli agenti che hanno assassinato il giovane Federico Aldrovandi: “Gli unici cannoni che ammetto – urla Pelù dal palco – sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi”.
Poi è la volta di Berlusconi che sbeffeggia con grande ironia: “…maledette toghe rosse, ai servizi sociali l’avete mandato. Giù le mani da Silvio e da Marcellino Dell’Utri. Ti prego Marcellino torna in Italia ti aspettiamo a braccia aperte”.
Ma oltre alle invettive e agli sberleffi, Pelù s’inventa anche un momento di grande serietà: un minuto di silenzio per le morti bianche, per Mancini il poliziotto morto nella Terra dei Fuochi nell’esercizio delle sue funzioni.
E quello stesso silenzio Piero lo chiede anche per i lavoratori di Piombino, dell’Ilva, del Sulcis e per tutti i disoccupati. E come per incanto nella piazza, dove sono radunate ben settecentomila persone, cala il silenzio.
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Piero per sempre